Trasformare un’idea di business in una start up solida e dotata di tutte le caratteristiche necessarie per crescere e avere successo non è certo facile. Per favorire lo sviluppo di queste imprese innovative e aiutare i giovani imprenditori nelle prime fasi di crescita, sono nati gli incubatori di start up.
Il primissimo esempio di questo tipo di strumento può essere fatto risalire al 1959, anno in cui Joseph Mancuso, imprenditore statunitense, trasformò una vecchia fabbrica di attrezzature militari nel Batavian Industrial Center, ampio complesso i cui spazi, frazionati, venivano locati a piccole imprese locali. È però tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, con l’aumento dell’impatto, a livello economico, delle nuove tecnologie e con la crescente necessità di sostenere le imprese nascenti e di creare nuova occupazione, che conoscono il loro primo, grande sviluppo.
Oggi queste realtà, le quali possono essere sia pubbliche che private, sono molto diffuse anche nel nostro Paese e offrono servizi estremamente variegati ed eterogenei, capaci di soddisfare le più differenti necessità delle imprese nascenti. Di seguito verrà spiegato nel dettaglio che cosa sono gli incubatori, quali tipologie esistono e come funzionano.
Incubatori start up: di cosa si tratta
Per comprendere meglio che cos’è un incubatore start up o, più in generale, un incubatore d’impresa, è possibile fare riferimento alla definizione presente nella Relazione speciale “Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ha sostenuto con successo lo sviluppo degli incubatori di imprese?” della Corte dei Conti Europea, secondo la quale si tratta di “una organizzazione tesa a sostenere l’insediamento con successo e l’ulteriore sviluppo delle imprese. Esso offre spesso accesso ad una infrastruttura fisica per le imprese, a servizi di sostegno su misura alle imprese e a opportunità di networking”.
All’interno del documento viene inoltre specificato che questi strumenti “differiscono tra loro sotto molti aspetti, in particolare riguardo alla portata dei programmi di incubazione offerti, all’organizzazione interna, al settore economico in cui si specializzano e alla tipologia di clienti che servono”.
In poche parole, si tratta di realtà che mettono a disposizione di imprenditori, aziende nascenti o in fase di crescita e, in questo caso, startup, non solo spazi idonei e condivisi presso i quali svolgere la propria attività, ma anche una vasta gamma di servizi correlati, i quali possono andare dalla fornitura di strumentazioni all’avanguardia ai servizi di mentoring. A seconda del soggetto che offre il servizio, è possibile trovare incubatori gratuiti, a pagamento o che prevedono la cessione di una parte degli introiti o di quote della nuova attività.
Naturalmente, avendo molto spesso finalità economiche ben spiccate, gli incubatori start up non accettano chiunque, ma unicamente quegli imprenditori e quelle startup che possiedono le qualità necessarie per nascere e avere successo.
Acceleratore e incubatore di startup non sono la stessa cosa
Chi si avvicina per la prima volta al mondo delle startup, potrebbe non avere ben chiara la differenza intercorrente tra acceleratore e incubatore startup. Sebbene, in molti casi, gli incubatori offrano anche servizi di accelerazione, questo non è sempre vero, in quanto si tratta di due attività differenti che non devono necessariamente convivere.
In particolare, mentre, come si è visto, gli incubatori accompagnano i primi passi delle imprese nascenti, guidando i nuovi imprenditori lungo la strada che porta dall’idea alla creazione di una realtà via via più solida, gli acceleratori di impresa rivolgono i loro servizi a startup e imprese già strutturate e consolidate, e le aiutano ad “accelerare” la crescita e lo sviluppo in specifici ambiti.
Quali tipologie esistono
Gli incubatori start up non sono tutti uguali; a differire sono i servizi offerti, i costi, il target di riferimento, i gestori.
La prima grande distinzione può essere fatta tra gli incubatori no profit e quelli profit. Mentre i primi sono generalmente creati da enti pubblici e finalizzati a sostenere l’economia locale, i secondi fanno capo ad aziende private e sono destinati a creare un profitto.
Nella prima categoria è possibile includere i BICs (Business Innovation Centers) gli UBIs (University Business Incubators), i quali forniscono alle nuove startup spazi entro i quali operare, servizi di comunicazione infrastrutture; nella seconda categoria è invece possibile inserire gli IPIs (Independent Private Incubators) e i CPIs (Corporate Private Incubators), incubatori privati che sostengono le nuove imprese lungo tutto il percorso di nascita, crescita e sviluppo.
Nel paper “Policy brief on Incubators and Accelerators that support inclusive entrepreneurship” di OECD e Commissione Europea, viene riportata un’interessante distinzione basata sulle funzioni e sugli obiettivi dei diversi incubatori, i quali vengono suddivisi in:
- Pre-incubators: focalizzano l’attenzione sulle fasi che precedono il lancio della start-up, offrendo tutoraggio, consulenza, spazi di lavoro e tutto ciò che serve per dare corpo alle idee;
- Academic incubators: locati presso università e centri di ricerca, offrono il loro supporto a studenti e personale accademico;
- General purpose incubator: rivolti a chiunque abbia una valida e realizzabile idea, offrono tutti i servizi necessari per supportare la nascita e la crescita delle startup, dalla pre alla post-incubazione;
- Sector-specific incubators: diversamente dai General purpose, questi incubatori offrono i loro servizi esclusivamente a startup di specifici settori, mettendo a loro disposizione strumentazioni professionali;
- Enterprise hotels: questi incubatori, diffusi nelle grandi metropoli, si occupano principalmente di mettere a disposizione delle nuove imprese uffici e spazi idonei per la produzione;
- Corporate incubators: in questo caso ci troviamo di fronte a realtà in cerca di startup promettenti che, con il tempo, possano essere acquisite.
Incubatori di startup: altre tipologie
Gli incubatori start up possono essere distinti tra loro anche in base ai servizi che offrono. In questo caso, è possibile parlare di:
- prima generazione, se mettono a disposizione unicamente spazi e servizi di logistica utili per abbattere il costo del lancio delle nuove attività;
- seconda generazione, se, oltre a fornire i servizi precedenti, si occupano anche di finanziare le startup sulle quali puntano e di supportarle nella redazione del business plan e delle strategie di marketing;
- terza generazione, se in più si occupano di aiutare la crescita delle startup attraverso la ricerca di nuovi clienti e l’accesso a nuovi mercati.
Incubatori di startup: come funzionano
Gli incubatori di impresa non sono aperti indiscriminatamente a chiunque voglia lanciare una nuova start up, ma effettuano un’accurata selezione, tenendo conto della fattibilità, delle richieste del mercato, delle potenzialità di crescita e sviluppo, capacità di creare occupazione, carattere innovativo. Grande importanza rivestono anche le abilità e le competenze degli aspiranti startupper, la proposta di processi di sviluppo innovativi e via dicendo.
Chi si appoggia a un servizio di Pre-incubazione può usufruire di servizi utili per la redazione del business plan e l’acquisizione di skill in diversi ambiti, dal marketing all’amministrazione. I servizi di incubazione vera e propria riguardano l’avvio dell’attività e il suo lancio sul mercato, e includono svariati servizi, dalla fornitura di spazi e attrezzature alla ricerca di fondi, fino alle attività di coaching e consulenza. In questa fase, di durata variabile – in genere di 3 anni -, vengono valutate le potenzialità della startup e le sue possibilità di trasformarsi in un’impresa solida.
Per finire, i servizi di post-incubazione aiutano l’impresa a staccarsi dall’incubatore e a muovere i suoi primi passi nel mercato da sola.